Se c’è una regione che, dal punto di vista vitivinicolo sta crescendo in modo esponenziale, non può che essere la Sicilia. Il suo territorio è ampio e variegato, le aree vocate per la viticultura si estendono sia sulle fasce costiere che nell’entroterra, ricoprendo una superficie vitata di 103.063 ettari, oltre ad avere una lunga tradizione enologica, che ha saputo rinnovarsi nel tempo senza perdere le sue radici.
La materia prima da assaggiare non manca!
Cose da sapere
I vini siciliani possiedono una storia, caratterizzata da successi, battute d’arresto e vero e proprio oblio, che vorrei raccontare.
La più grande isola del Mediterraneo, collocata al centro di tutte le rotte commerciali è stata terra d’approdo di molte civiltà, prima su tutte parlando della tradizione enologica è quella ellenica. I greci nel VIII sec. a.C. portarono l’innovazione delle tecniche di coltivazione con la potatura, la coltura ad alberello e la selezione varietale, trasformando le abitudini locali, oltre ad introdurre alcune varietà che ebbero grande prestigio.
I vini più famosi nella storia
Fu sotto la dominazione romana che i vini siciliani ebbero un notevole successo, molto apprezzati dalla classe nobiliare, vennero esportati in tutto l’Impero.
Il vino più famoso era il Mamertino prodotto nella provincia di Messina, considerato il prediletto di Giulio Cesare. Altri vini rinomati di questo periodo, furono quelli prodotti a Selinunte e Catania, il Taumeritanium della zona di Taormina e il Mesopotanium della zona costiera tra Siracusa e Agrigento che ne prende il nome.
In questo periodo storico la denominazione dei vini veniva ricavata dal luogo di produzione e non dal vitigno fatta eccezione per il Biblino prodotto dall’uva Biblina varietà originaria della Tracia, forse più conosciuto sotto il nome Pollio, citato da Plinio che lo definì: “un vino dolce dal sapore di mosto”.
Pollio Argivo era un tiranno di Siracusa da cui prese il nome la prelibata bevanda, perché si fa risalire a lui l’introduzione di questa varietà sull’isola, vista la collocazione, questo fa pensare che si potrebbe trattare del Moscato di Siracusa, particolarmente pregiato da allora fino a giorni nostri, viene considerato il vino più antico d’Italia.
I greci oltre ad introdurre l’innovazione della tecnica, ebbero anche una particolare attenzione per la catalogazione, infatti esisteva un linguaggio legato al mondo del vino, parole che non si discostano di molto dalla terminologia attuale, per indicare le diverse tipologie in commercio.
Le tipologie di vino al tempo dei greci
L’arte della degustazione esisteva già a quei tempi, lo dimostra questo elenco con le diverse tipologie:
Melos: vino rosso o nero, porpora o sangue
Leukòs: vino bianco o giallo
Austeròi: vini aspri
Xeroi: vini secchi
Malakòi: vini amabili
Glykeis: vini dolci
Ozontes: vini con profumi complessi
Leptoi: vini leggeri
Poekèis: vini corposi
Thermos: vino caldo, ricco di alcool.
Quali sono gli antenati dei vitigni odierni?
Se vi state domandando se questi vini erano prodotti con gli stessi uvaggi di oggi. La risposta è incerta, purtroppo la politica cerealicola romana con ogni probabilità, distrusse buona parte del prezioso patrimonio ampelografico siculo di quei tempi.
Dopo la caduta dell’Impero Romano d’occidente l’isola passò all’Impero Bizantino, che dovette moderare la pressione incombente dell’invasione Araba nel IX secolo. La politica difensiva di questo periodo influenzo l’enologia siciliana, perché chi proteggeva il territorio veniva pagato con l’assegnazione di lotti di terreno invece che in denaro. I soldati di provenienza balcanica: Bulgaria, Romania, Serbia, Croazia portarono talee da piantare nei nuovi terreni, con molta probabilità questi vitigni sono i progenitori di quelli attuali, dimostrabile con le moderne analisi genetiche.
Vieni a scoprire la tradizione e la storia della Sicilia, sarà un vero piacere me me accompagnarti in questo viaggio!
Enjoy