La festa di San Martino è sempre un avvenimento pieno di gioia e allegria, pur essendo una festa religiosa legata al culto, si unisce alle tradizioni popolari contadine.
La data del 11 novembre e un momento dell’anno molto importante per due motivi, si aprivano i tini per assaggiare il vino nuovo, sperando di aver fatto un ottimo lavoro e venivano rinnovati i contratti agricoli delle terre, che scadevano proprio quel giorno. Le antiche usanze si mescolano con quelle nuove, e la festa si fa pretesto per andare alla scoperta di paesini che ancora sentono vive queste tradizioni.
Non è San martino senza castagne e vino
Forse non tutti sanno il perché di questa usanza, possiamo dire che la festa di San Martino ha diverse stratificazioni, partendo dal culto pagano di Bacco della cultura greca, passando per la tradizione Celtica fino ad arrivare alle tradizioni agricole italiane.
Come già detto prima la data indicava la fine dell’anno agricolo, questo comportava o un rinnovo del contratto o al termine del periodo, se gli affittuari o i mezzadri lasciavano i campi, avevano il diritto di portarsi via i loro prodotti. Cereali, animali, vino ed appunto frutta secca.
Questo genere di trasloco in gergo si diceva “fare San Martino” ancora oggi in uso, prevedeva uno spostamento da una fattoria ad un’altra. Durante il tragitto il pasto frugale che si consumava era spesso composto da castagne cotte sul fuoco per riscaldarsi e un bicchiere di vino novello che ancora conservava la dolcezza del mosto.
Cosa da fare per l’estate di San Martino
Complice la temperatura più mite che si avverte in questi giorni, oltre ad assaggiare castagne e vino, si può esplorare il territorio. Ad esempio visto che la castagna è una delle protagoniste di questo periodo, la raccolta delle castagne potrebbe essere una buona idea.
Se invece volete vedere uno degli alberi di castagno più grande e antico d’Europa, bisogna recarsi nel comune di S’Alfio alle pendici dell’Etna. Viene chiamato “il castagno dei cento cavalli”, perché la sua storia si lega ad una leggenda, che vede come protagonista una regina, che durante una battuta di caccia fu colta da un temporale, allora per ripararsi usarono la chioma e il tronco di questo grande albero, che ospito lei e i suoi cento cavalieri.
La sua età stimata è tra i 3.000 e i 4.000 anni e il diametro del fusto di 22 metri, la sua chioma 100 metri dall’altezza, considerato un monumento naturale unico nel suo genere.